Aiuto mamma! Ho paura!

La paura è un’emozione di base fondamentale per “tenerci fuori dai guai”. Avere paura ci permette di porre un’attenzione maggiore ad eventuali possibili pericoli e, quindi, potenzialmente a salvarci la vita. Quando abbiamo paura il nostro sistema neuro-vegetativo si attiva provocando reazioni fisiche come sudore alle mani, battito cardiaco accelerato, respiro affannoso e aumento della pressione sanguigna. Talvolta si manifestano dolore alla testa, diarrea o pianto. Possiamo avvertire un senso di inquietudine che ci porta a dormire male o ad avere problemi digestivi (Preuschoff, 2008). Lazarus (1984) sosteneva che il sentimento di paura nascesse successivamente ad una valutazione cognitiva dello stimolo. In parole semplici: valuto un evento come potenzialmente pericoloso (valutazione cognitiva), successivamente metto in atto un comportamento e si presenta l’emozione della paura. La paura va distinta da altri stati emotivi che, talvolta, possono diventare vere e proprie patologie: il terrore (una forte reazione di fronte ad una minaccia reale), la fobia (una paura sproporzionata ed incontrollabile rispetto a qualcosa che non si presenta come un reale pericolo: l’auto, l’aereo, i ragni, attraversare la strada, ecc.) e il panico (un forte stato d’ansia accompagnato da un’intensa paura di perdere il controllo o, addirittura, di morire).
Le paure nei bambini: come nascono? Le paure possono avere origine nell’infanzia, ma sono in continua evoluzione: non è detto che una paura presente da bambino si protragga anche in età adulta. Esse, quindi, possono cambiare, trasformarsi o scomparire. Nei bambini si presentano moltissime paure; alcune di esse, però, sono tipiche di una fascia d’età. Questo significa che non sempre una paura nasce dopo un trauma, uno spavento o un evento specifico vissuto. Semplicemente fa parte dello sviluppo naturale del bambino. Ad 1 anno i bambini hanno paura dell’estraneo. A questa età iniziano a differenziarsi dai genitori o dalle figure di riferimento e a distinguerli dalle persone a loro estranee. La vicinanza della mamma e del papà è fondamentale poiché da sicurezza al bambino; spingere troppo un bambino a interagire con una persona estranea, in questa sua fase di sviluppo, potrebbe portarlo a fuggire e ad aumentare la sua paura. Ciò di cui egli ha bisogno è avere la sicurezza che qualcuno gli è vicino, di sentirsi protetto e di sperimentare quella sensazione di “base sicura” (Bowlby, 1989) che lo accompagnerà anche da adulto. Intorno ai 2 anni il bambino sperimenta la paura di rimanere da solo. In particolare teme la separazione dai genitori poiché non riesce ancora a comprendere che se il genitore si allontana e sparisce non sarà per sempre, ma tornerà da lui. La manifestazione della paura avviene con pianti e rabbia. E’ molto importante che i genitori, in questa fase, non ridicolizzino le paure del bambino, magari dicendogli “Ormai sei grande, non piangere!”, ma lo rassicurino trasmettendogli vicinanza e sicurezza. Tra il 2° e il 3° anno compare la paura del buio. I bambini necessitano di essere aiutati ad affrontare paure legate all’ignoto, ai mostri che possono nascondersi nell’armadio; rimanere nella propria cameretta al buio può essere fonte di disagio perchè nel sonno il bambino perde dei punti di riferimento, è costretto a lasciare mamma e papà e non sa se potrà ritrovarli al suo risveglio. Inoltre i mostri rappresentano, spesso, delle emozioni vissute durante la giornata e rielaborate sotto forma di animali o creature fantastiche. Anche in questo caso è molto importante la presenza dei genitori: accompagnare il bambino in un rituale della nanna, magari con una favola che possa aiutarlo a capire che i mostri possono essere sconfitti. Dai 4 ai 5 anni il bambino inizia a conoscere un mondo esterno a quello famigliare: il periodo di socializzazione che è così importante per lo sviluppo, può, a volte, diventare fonte di timori e imbarazzi. La paura del confronto con gli altri o dell’essere giudicato, insieme al timore di non essere accettato dai coetanei.
Cosa possono fare i genitori? Il ruolo dei genitori nell’affrontare le paure dei bambini è fondamentale. E’ stato già sottolineato come il creare un clima di sicurezza, fiducia, vicinanza sia importante nello sviluppo evolutivo: un abbraccio piuttosto che un rimprovero alla paura del bambino aiuta a costruire una solida base su cui crescere. Aiutare il proprio figlio nell’espressione delle sue paure è altrettanto importante. Tanti bambini fanno fatica a parlarne, spesso perchè si vergognano, hanno paura di essere derisi oppure per non preoccupare i genitori. E’ bene permettere ai bambini di esprimersi liberamente, se non a parole attraverso disegni o altre modalità creative. L’uso della favola, infine, può essere un valido supporto. Attenzione, infine, alle paure che i figli “assorbono” dai genitori. Spesso si incontrano bambini che hanno le stesse paure della mamma o del papà proprio perchè sono state da loro trasmesse. Non è insolito vedere bambini che hanno paura dei cani anche se non hanno mai avuto esperienze negative correlate; oppure bambini che non amano nuotare, perchè magari la mamma ha paura dell’acqua. E cos via.
Vediamo ora alcuni esempi di stili educativi che possono aumentare le paure:
  • Stile iperprotettivo: il genitore mette in guardia il bambino su ogni cosa. Si manifesta con un’eccessiva preoccupazione per le situazioni ambientali, nel tentativo di proteggere il bambino da eventuali pericoli. Questo porta a sviluppare paura, ansia, timidezza nell’affrontare gli eventi della vita.
  • Stile ipercritico: il genitore si pone in un atteggiamento di continua critica nei confronti del figlio. Spesso lo rimprovera per quello che fa, lo mette in ridicolo o lo contraddice frequentemente. Il bambino crescerà con bassa autostima e una continua paura di sbagliare.
  • Stile perfezionistico: il genitore vuole che il proprio figlio dia il massimo in ogni campo. Non ammette errori, lo punisce se sbaglia, pretende il meglio sempre e comunque. Il suo valore dipenderà da quello che riuscirà ad ottenere. Spesso questa modalità educativa si manifesta in contesti scolastici o sportivi.
Per concludere cerchiamo di essere una presenza sicura per i figli, facciamogli sentire la vicinanza e l’appoggio di cui hanno bisogno per crescere. Non ridicolizziamo le loro paure, ma ascoltiamole.